sabato 4 aprile 2015

STORIA del Vicenza Calcio

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Storia

Il Vicenza Calcio – già Associazione del Calcio in Vicenza (spesso siglato ACIVI) dal 1902, e Lanerossi Vicenza dal 1953 al 1990 – è una società calcistica italiana con sede nella città di Vicenza. È la più antica squadra del Veneto[1][2][3], fondata ufficialmente il 9 marzo 1902 da un gruppo di vicentini guidati dall'allora preside del Liceo Lioy, Tito Buy, e dal professore di educazione fisica dello stesso liceo, Antonio Libero Scarpa.
È fra i club italiani che hanno giocato il maggior numero di campionati di Serie A: 30 di cui 20 consecutivi fra il1955 e il 1975; l'undici vicentino occupa il 16º posto nella Classifica perpetua della Serie A dal 1929, ed è stato inserito dall'International Federation of Football History & Statistics tra le 15 migliori formazioni italiane del XX secolo. Fra i più rilevanti piazzamenti della squadra ci sono due secondi posti in massima serie: lafinalissima per il titolo del 1910-1911, e la piazza d'onore nella stagione 1977-1978; quest'ultimo, il miglior risultato assoluto di una neopromossa nella massima categoria italiana. Il Vicenza annovera nel suo palmarès, come apice, la Coppa Italia del 1996-1997. Nelle competizioni europee vanta invece come miglior risultato la semifinale di Coppa delle Coppe raggiunta nel 1997-1998. Infine, a livello giovanile i veneti si fregiano di due vittorie consecutive nel Torneo di Viareggio nel 1954 e nel 1955.
Milita in Serie B, secondo livello del campionato italiano di calcio. La squadra gioca le sue partite casalinghe allo stadio Romeo Menti; i colori sociali sono il bianco e il rosso.

Indice

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I primi anni: dalla fondazione alla finale per il titolo


Domenica 9 marzo 1902: prende in via la storia calcistica del Vicenza, composta all'epoca da giocatori rigorosamente locali.
Il Vicenza Calcio, fondato nel 1902, è una delle più antiche società di calcio italiane. In particolare la formazione del primo consiglio direttivo avvenne il 9 marzo[4]. Il debutto del Vicenza in un incontro amichevole avvenne il 18 maggio 1903 nel campionato Provinciale per Scuole; in quel torneo, vinto proprio dalla formazione berica, il Vicenza affrontò il Cordellina, Baggio e Schio.
Sin dalle sue radici più antiche, il gioco del calcio a Vicenza è sempre stato un fenomeno popolare. Come testimonia ad esempio l'editto in pietra in cui il podestà di Venezia vietava espressamente di praticarlo in quanto gli schiamazzi disturbavano la quiete del vicino convento di suore. Il club nasce la domenica del 9 marzo 1902 sotto la guida del suo primo presidente, il professor Tito Buy. Tempi romantici, entrati nel mito, dove lo spirito pioneristico e la passione dei protagonisti prevaleva su ogni altra considerazione extrasportiva. Composta da giocatori tutti rigorosamente locali e capitanata dalla sua prima bandiera, Gino Vallesella, conclude il suo primo decennio di vita sfiorando il titolo nazionale contro la Pro Vercelli.

Bologna-Vicenza (0-4) del 12 febbraio 1911, esordio assoluto dei biancorossi nel campionato italiano.
Per quasi un decennio la squadra, denominata allora Associazione del Calcio in Vicenza, disputò solo tornei di carattere minore, senza mai partecipare al campionato nazionale, distinguendosi comunque e prevalendo sulle rivali in vari campionati regionali[4]. Nel 1909 partecipò al Campionato italiano di Prima Categoria, uno dei due tornei (l'altro era il federale, l'unico attualmente riconosciuto dalla FIGC) in cui era suddivisa all'epoca la massima serie dell'epoca: ammessa direttamente in semifinale in quanto unica compagine veneta iscritta, nelle due partite contro l'US Milanese dovette incassare ben 10 reti contro solo 1 segnata (1-2 a Vicenza e 0-8 a Milano), dimostrando di non essere ancora matura per il calcio nazionale.
L'esordio ufficiale risale al campionato 1910-11: l'Acivi (come venne chiamato il Vicenza per i primi cinquant'anni, dall'acronimo della denominazione ufficiale) inaugurò il 12 febbraio 1911 il nuovo campo di Borgo Casale con una larga vittoria sul Bologna e a marzo terminò a punteggio pieno il girone Veneto-Emiliano, qualificandosi alla finale per il titolo. Tuttavia dovette soccombere, sia in trasferta che in casa, alla Pro Vercelli nei suoi anni d'oro[4].
Negli anni precedenti alla prima guerra mondiale prese parte in più occasioni alle finali nazionali dell'Italia settentrionale, che si disputavano in un girone fra le vincenti dei gruppi regionali. Il Vicenza incontrò così varie volte il Bologna, la Juventus, il Milan, l'Inter, affermandosi fra le migliori squadre italiane. Tuttavia a quegli anni risale un record negativo tuttora imbattuto: il 10 gennaio 1915, a Milano, i biancorossi incassarono addirittura 16 reti contro l'Inter. Riguardo a tale risultato qualcuno insinuò che i biancorossi avessero fatto baldoria la notte precedente la partita e fossero scesi in campo ancora "frastornati".

Il periodo nero


Formazione del Vicenza il 23 novembre 1913, durante la vittoriosa sfida (4-0) contro l'Hellas Verona.
Ainterrompere l'età dell'oro vicentina venne la prima guerra mondiale, che costrinse la società a chiudere i battenti e molti giocatori a partire per il fronte. Ancor oggi, una lapide all'interno dello stadio Romeo Menti, ricorda i caduti biancorossi di entrambi i conflitti mondiali.
Alla ripresa dei campionati, nel 1919-20, il Vicenza gareggiò nella Prima Categoria divisa in vari gironi regionali. Nel 1921-22 si aggregò allo scisma delle grandi squadre, andando a disputare il campionato della C.C.I.: terminò ultimo nel girone A e doveva retrocedere in Seconda Divisione. All'attuazione del Compromesso Colombo affrontò lo spareggio di qualificazione che perse contro il Derthona lasciando così la massima divisione nazionale. Addirittura l'anno successivo fu retrocesso nuovamente, in Terza Divisione Veneta, ma subito dopo tornò in Seconda.

Il Vicenza che prese parte al campionato del 1929-1930
Nella stagione 1924-25 il Vicenza vinse il girone eliminatorio di Seconda Divisione dopo spareggi con Udinese e Olympia Fiume ma venne poi squalificato e declassato all'ultimo posto per le posizioni irregolari degli ungheresi Holwart e Molnar[5]; comunque non venne retrocesso perché la Federazione lo ripescò. Impreparato di fronte alle trasformazioni che avviavano il calcio italiano verso il professionismo, si fece travolgere dalle varie ristrutturazioni dei tornei, fino a ritrovarsi nel 1929 ad essere precipitato al quarto livello della piramide calcistica nazionale.

La riscossa

Verso la Serie B

Gli anni trenta furono gli anni della riscossa biancorossa, dopo un decennio da dimenticare. Nel 1932-33 venne promossa inSerie B, dove la squadra rimase per due stagioni (venendo ripescata la prima), per poi provare più e più volte la nuova promozione fra i cadetti.
Dal 1936-37 al 1939-40 fu dunque in Serie C. In quel periodo i biancorossi sfornano talenti del calibro dei fratelli Umberto e soprattuttoRomeo Menti, capitan "Neno" Rossi, Bruno Camolese, Luigi Chiodi, Giovanni Costa, mentre s'avviava sul viale del tramonto la stella diPiero Spinato, ancora oggi il giocatore che ha segnato più reti con la maglia del Vicenza.[5];
Nel 1939-40 arrivò la promozione in B con un netto vantaggio sulla seconda. Alle finali per la promozione, il Vicenza si vide costretto a rinunciare ai due portieri di prima squadra, chiamati sotto le armi, e schierò il sedicenne Antonio Bisson: ma anche questo inconveniente non compromise il risultato positivo. L'8 settembre 1935 era frattanto stato inaugurato il nuovo stadio lungo il Bacchiglione, abbandonando definitivamente il campo di Borgo Casale. Nella partita inaugurale contro gli ungheresi del Saroksar esordì l'appena sedicenne Romeo Menti, il giocatore a cui, per un curioso gioco del destino, lo stesso stadio sarebbe stato intitolato nel 1949 dopo la scomparsa nella tragedia di Superga.[6]

L'approdo in Serie A

All'inizio degli anni quaranta il Vicenza conquistò la massima divisione nazionale, grazie anche ad una linea mediana passata alla storia come una delle migliori dell'epoca e formata da Osvaldo Fattori (poi all'Inter), Alfonso Santagiuliana (che giocò anche nel Grande Torino) e Luigi Abeni, la cui carriera fu stroncata dalla malattia.

Il Vicenza che partecipò alla Serie A 1942-1943: memorabile fu la vittoria per 6-2 contro la Juventus a Torino, il 25 aprile 1943.
Il primo campionato di Serie A si concluse con una storica salvezza, conquistata all'ultima giornata sconfiggendo per 6-2 laJuventus a Torino nel giorno di Pasqua del 1943. Dopo l'8 settembre partecipò al girone Veneto del campionato di Guerra del 1944, rinunciando però alle finali nazionali.
Dopo la seconda guerra mondiale, il Vicenza tornò a giocare in Serie A, dopo il campionato misto del 1946. Nel 1947, tornato il campionato a girone unico, il Vicenza conquistò un sorprendente quinto posto, tuttavia seguito alla retrocessione l'anno seguente all'ultimo posto (che rimane l'unica volta nella storia biancorossa che il Vicenza ha chiuso il campionato da fanalino di coda).
Nel 1949 il Vicenza sfiorò l'immediato ritorno in Serie A, sfumato per un punto. Seguirono poi alcuni campionati di Serie Bconclusi a metà classifica, caratterizzati da crescenti problemi economici.[senza fonte]

L'epoca del Lanerossi

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi Lanerossi Vicenza.
« Noi tornammo in treno da Viareggio e ci venno detto: "A Vicenza c'è grande euforia, sarete accolti con entusiasmo". In realtà noi arrivammo alla stazione di Vicenza e non c'era un cane, abbiamo avuto una delusione incredibile. Poi siamo usciti dalla stazione e ci saranno state 15-20 mila persone, le avevano tenute fuori perché non ci stavano dentro. Tutto Campo Marzo e Viale Roma erano pieni di tifosi del Lanerossi Vicenza, una cosa fantastica ed incredibile. Una delle più belle soddisfazioni ed emozioni della mia vita. »
(Azeglio Vicini, calciatore del L.R. Vicenza che vinse con i biancorossi il Torneo di Viareggio nel 1954 e nel 1955.[7])

Luís Vinício, miglior cannoniere straniero con la casacca del Lanerossi Vicenza, e Giulio Savoini, il calciatore con più presenze assolute in maglia biancorossa (317).
Il 26 giugno 1953 accadde un evento che cambierà la storia della società vicentina per molti decenni: la vecchia Acivi fu acquistata dal colosso laniero di Schio, la Lanerossi, fondata nel XIX secolo da Alessandro Rossi. Non si tratta del primo caso di sponsorizzazione calcistica in Italia, all'epoca ancora vietata (anche se siamo molto vicini a ciò), ma invece di un cosiddettoabbinamento, cioè una vera e propria acquisizione: la società calcistica divenne una costola dell'azienda tessile, portandone anche il nome e il simbolo – la "R" – sulle maglie (le sponsorizzazioni saranno permesse solo all'inizio degli anni ottanta). Il logo rimase sulle maglie biancorosse fino alla stagione 1988-1989, anche se l'azienda non contribuiva economicamente più dagli inizi del decennio.
L'iniezione di fiducia e soprattutto di denaro liquido permise di allestire una squadra che ben presto, dopo una stagione di assestamento, tornò in Serie A. Ai fasti della prima squadra si aggiunsero quelli della formazione primavera, che proprio nel 1954-55 conquistò il prestigioso torneo di Viareggio, facendo bis l'anno dopo, quando la prima squadra conquistò una sorprendente salvezza con un nono posto. Dalla squadra del Viareggio uscirono giocatori del calibro di Azeglio ViciniSergio CampanaRenzo CappellaroMario DavidMirko PavinatoLuigi Menti e molti altri che in seguito vestirono la maglia biancorossa in Serie A.
A cavallo fra i due decenni il Vicenza conquistò salvezze e piazzamenti come due settimi posti consecutivi, e nel 1960-1961 l'allenatore Roberto Lerici (già giocatore biancorosso degli anni cinquanta, vinse il premio del Seminatore d'oro come miglior allenatore stagionale. Il Lanerossi mantenne le sue caratteristiche di provinciale, attenta ai bilanci, che valorizza i giovani, siano prodotti dal vivaio o provenienti da altre squadre, mantenendo un nucleo forte di giocatori sempre più "bandiere", accogliendo di tanto in tanto grandi giocatori a fine carriera. Eppure cominciò ad essere guardato con rispetto dalle grandi squadre. Nel 1962 arrivò il centravanti brasiliano trentenne Luis Vinicio, ex Napoli e Bologna, che diede ulteriore lustro alla squadra, conquistando il sesto posto nel 1963-1964. Nel suo anno di grazia, il 1965-1966, nel quale conquistò la classifica cannoniere con 25 reti (si dovranno aspettare 26 anni perché un giocatore di Serie A segni tanto: sarà Marco van Basten nel 1991-1992), il Lanerossi giunse quinto.

Giovan Battista Fabbri e Paolo Rossi, rispettivamente allenatore e attaccante del Lanerossi nella seconda metà degli anni settanta.
A grandi risultati seguono però anni in cui la salvezza era risicata, spesso all'ultima giornata. Eppure vestirono la maglia biancorossa giocatori del calibro di Giuseppe DamianiSergio GoriSidney Cunha CinesinhoGiorgio BiasioloMario MaraschiParide TumburusAngelo Benedicto Sormani mentre Giulio Savoini concluse la sua carriera, con il record di presenze in campionato di tutti i tempi per un biancorosso. Fra le salvezze risicate rimase leggendaria quella del 1972-73, in cui il Lanerossi sembrava ormai spacciato, ma con 3 vittorie nelle ultime tre giornate riuscì a risalire la china fino ad uno spareggio con l'Atalanta, sconfitta su autogol. Tuttavia la fortuna abbandonò il Lanerossi nel 1975, quando al ventesimo campionato consecutivo di Serie A, retrocesse in Serie B.

Il Real Vicenza

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi Società Sportiva Lanerossi Vicenza 1977-1978.
« Ebbi l'onore che Gianni Brera venne in spogliatoio a congratularsi e disse: "Veramente, non avrei mai creduto che una squadra di provincia giocasse al calcio come ha giocato il Lanerossi Vicenza". »
(Giovan Battista Fabbri, allenatore del Lanerossi Vicenza tra il 1976 e il 1979.[8])
Dopo un'opaca stagione 1975-76 in cui rischiò addirittura di retrocedere il Serie C, il Lanerossi si presentò con poche speranze a quella 1976-77. Tuttavia il nuovo tecnico, Giovan Battista Fabbri ebbe una intuizione: trasformò il giovane Paolo Rossi da ala destra dalle scarse prospettive in un eccellente centravanti.
Dopo aver vinto il campionato cadetto con il titolo di capocannoniere per il giovane pratese, il Lanerossi si ripresentò al cospetto della massima divisione nella stagione 1977-78. Dopo un inizio titubante, la formazione biancorossa si dimostrò travolgente, grazie ai gol di Rossi, la sicurezza del libero Giorgio Carrera, le giocate di Franco Cerilli e Giancarlo Salvi, la diga di Mario Guidetti a centrocampo, l'inarrestabile Roberto Filippi.

Il Real Vicenza della stagione 1977-1978, neopromosso e secondo classificato in Serie A.
Solo la Juventus poté fare meglio: tuttavia, se si escludono le prime cinque giornate, i biancorossi conquistarono più punti di tutti, nonché la simpatia di tutta Italia. Caddero sotto i colpi del micidiale attacco biancorosso, il migliore della stagione con 50 reti, squadre del calibro di Napoli (4-1 al San Paolo), Lazio, Fiorentina, Roma e Bologna. La squadra chiuse il campionato al 2º posto, preceduta solo dalla Juventus ed approdando di diritto alla Coppa UEFA: rimane tuttora il miglior risultato assoluto di una neopromossa nella storia della massima serie italiana.
Paolo Rossi divenne il nuovo fenomeno del calcio italiano, a dicembre 1977 fu convocato in nazionale. A fine stagione vinse il titolo di capocannoniere surclassando tutti gli altri attaccanti italiani con le sue 24 reti, un bottino considerevole per i campionati a 16 squadre, e venne convocato per i mondiali argentini dove diventerà Pablito, segnando anche 3 reti e mettendosi in ulteriore luce.
L'estate 1978 fu il momento delle celebri buste, con cui il presidente del Lanerossi Giussy Farina tentò di strapparlo allaJuventus comproprietaria del giocatore. Le cifre messe in gioco furono le più grandi dell'epoca: il presidente vicentino mise sul piatto della bilancia 2 miliardi, 612 milioni e 510 000 lire contro gli appena 875 milioni dai bianconeri.[9]

Il nuovo declino


Una formazione del Lanerossi nell'annata 1978-1979, all'esordio nellecompetizioni dell'UEFA.
L'operazione Rossi comportò un notevole sforzo finanziario per le casse biancorosse, e i grandi progetti di Farina finirono nel peggiore dei modi. Il Lanerossi incappò in un'annata balorda, quella che sembrava la salvezza fu compromessa in modo incredibile arrivando ad una retrocessione che nessuno avrebbe pronosticato. A nulla valsero le 15 reti di Rossi, che a fine stagione lasciò l'amata Vicenza per andare a Perugia in prestito.
Amaro fu anche l'esordio in Coppa UEFA contro il Dukla Praga. Sconfitto nella gara di andata in Cecoslovacchia il Lanerossi si trovò al ritorno privo di Rossi infortunato. Non andò oltre l'1-1 nella partita di ritorno sbagliando con Callioni un rigore potenzialmente decisivo. Il Vicenza uscì così già al primo turno. Il Lanerossi si ritrovò in Serie B e, due anni dopo, addirittura in C1. Furono gli anni fra i più neri della storia del Vicenza, tuttavia sempre seguito da un numero considerevole di tifosi. Magra consolazione fu la conquista della Coppa Italia di Serie C del 1981-82, ottenuta dopo un lungo torneo e la duplice sfida col Campobasso, che terminò ai supplementari.

Un giovane Roberto Baggio con la maglia biancorossa nel campionato 1984-1985.
In quel periodo Farina lasciò la società a Dario Maraschin, che diede l'avvio alla nuova riscossa grazie all'operato di Bruno Giorgi e ai gol del maladense Toto Rondon e della giovane stella Roberto Baggio. Il 16 maggio 1985, sul campo neutro del "Franchi" di Firenze il Vicenza tornò in Serie B nello spareggio promozione contro il Piacenza e l'anno dopo arrivò terzo. I festeggiamenti biancorossi durarono però poco, in quanto la CAF annullò la promozione nella massima divisione per un nuovo scandalo scommesse.
Il colpo fu forte, tanto che si ritornò in Serie C1. In queste sofferte stagioni per i colori biancorossi continuarono l'avvicendarsi di cambi di presidenza: Romano Pigato, Marino Molon, Gastone Celin, ma anche questi dopo alcune illusioni riuscirono solo a salvare il Vicenza da una discesa nell'inferno della C2.
Nella stagione 1989-1990, il Lanerossi rischiò di retrocedere addirittura in Serie C2. Questa travagliata annata fu susseguita da tre allenatori in panchina: Romano FogliSergio Gasparin e Giulio Savoini. Il 7 giugno 1990, il Vicenza guidato dalla bandiera Giulio Savoinisi salvò sul campo neutro del "Mazza" di Ferrara nello spareggio salvezza contro il Prato, con il sostegno di un esodo di tifosi biancorossi che invasero la città estense.

Da Ulivieri a Guidolin

Nell'estate 1990 la società cambiò nome dando l'addio al Lanerossi e alla sua "R": la società rilevata l'anno prima da Pieraldo Dalle Carbonare, divenne Vicenza Calcio.
L'inizio non fu dei migliori: nel 1990-1991 venne esonerato il tecnico Giuseppe Caramanno e subentrò Antonio Pasinato ma neanche lui riuscì a riportare il Vicenza in B. Nella stagione successiva ritornò alla guida della squadra Renzo Ulivieri, insieme a Pippo Savoldi, dopo un'ulteriore stagione di assestamento, portò il Vicenza in Serie B.

Il Vicenza al ritorno in Serie A nella stagione 1995-1996, qui impegnato al "Meazza" contro l'Inter.
Nel 1993-1994 l'allenatore toscano, pur senza grandi attaccanti, riuscì a salvare il Vicenza con un gioco corale che sarà la caratteristica di tutto quel periodo della società berica. Anche il suo successore, Francesco Guidolin, adottò una strategia volta a mettere in risalto le doti del gruppo e l'azione di tutta la squadra più che quella dei singoli giocatori.
Con il nucleo forte della squadra proveniente dalla C, cioè il portiere Giorgio Sterchele, il capitano Giovanni Lopez, il terzinoGilberto D'Ignazio, il mediano Domenico Di Carlo, il centrocampista Fabio Viviani e il piccolo ma veloce Ferdinando Gasparini, nel 1994-1995 la squadra di Guidolin costruita inizialmente per salvarsi, scopre di avere potenzialià più grandi e alla fine della stagione arriva l'inattesa e sorprendente promozione in Serie A grazie anche all'apporto decisivo nel girone di ritorno diRoberto Murgita. Il centravanti genovese esplose letteralmente con l'anno nuovo e realizzò 17 reti in 19 partite, rendendo inarrestabile la marcia del Vicenza verso la massima serie.
Rafforzata dall'arrivo di alcuni giovani e di tre stranieri come Joachim Björklund e gli uruguaiani Marcelo Otero e Gustavo Mendez, la matricola Vicenza sorprese tutti per il suo gioco, capace di mettere in crisi anche grandi squadre. La salvezza fu conquistata facilmente con un nono posto a fine stagione.

La conquista della Coppa Italia

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi Vicenza Calcio 1996-1997.
« Ragazzi, sono tre anni che tutti ci dicono bravi e si complimentano per il gioco. Stasera del gioco non me ne frega niente: voglio vincere, soltanto vincere. Dovessimo perdere, è probabile che la gente ci gratifichi del grazie lo stesso. Bene, non lo voglio sentire. »
(Francesco Guidolin nello spogliatoio, prima della finale di ritorno della Coppa Italia 1996-1997[10])

Giovedì 29 maggio 1997: la festa per la conquista della Coppa Italia.
Addirittura meglio l'anno successivo, quello della consacrazione: in campionato il Vicenza è capace di togliersi grandi soddisfazioni come le tre memorabili vittorie ai danni della Juventus, dell'Inter e del Milan. Dopo aver conquistato per qualche giorno il primo posto il 24 novembre 1996 grazie alla doppietta di Gabriele Ambrosetti nella vittoria contro la Reggiana, il Vicenza superò una dopo l'altra le sue avversarie in Coppa Italia. Nei sedicesimi i gol di Maurizio Rossi e Giovanni Cornacchini sconfissero la Lucchese, negli ottavi quelli di Fabio Viviani e dello stesso Cornacchini il Genoa, nei quarti la rete in trasferta di Gabriele Ambrosetti fece uscire il Milan, in semifinale le reti di Roberto Murgita e del solito Cornacchini eliminarono il Bologna e infine si arrivò alla finale col Napoli. All'andata al San Paolo i biancorossi cedettero per 1-0, ma al ritorno, il 29 maggio 1997 Giampiero Maini pareggiò subito i conti. Si arrivò ai tempi supplementari e fu Maurizio Rossi ad entrare nella storia del Vicenza segnando un gol a due minuti dalla fine, seguito due minuti più tardi dal 3-0 di Alessandro Iannuzzi, che assegnarono al Vicenza il più importante trofeo della sua storia.
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Vicenza, 29 maggio 1997stadio Romeo Menti
Finale – Ritorno

600px V Bianca e Rossa.png Vicenza – Napoli 600px Azzurro con N cerchiata.png
3 – 0
(d.t.s.)




Vicenza-Napoli 1997-05-29.svg
Gli schieramenti iniziali delle due formazioni
Il Vicenza detentore della coccarda tricolore si guadagnò inoltre il diritto di giocare, il 23 agosto 1997 allo stadio delle Alpi di Torino, la finale di Supercoppa italiana contro la Juventus, vincitrice della Serie A: i vicentini uscirono sconfitti dalla sfida per 0-3.

L'avventura in Coppa delle Coppe

Nel 1997 la società britannica ENIC (finanziaria nel campo del petrolio) rileva la maggior parte delle quote azionarie del club biancorosso. Il Vicenza diventa la prima squadra italiana ad avere una proprietà straniera[11].
Nel 1997-1998, dopo l'ottavo posto dell'anno prima, il Vicenza si salvò senza patemi, ma si lasciò un po' andare in campionato, mentre in Coppa delle Coppe arrivò in semifinale col Chelsea dopo numerosi successi grazie ai gol del suo bomber Pasquale Luiso, alla fine capocannoniere della manifestazione. Nei sedicesimi riuscì ad eliminare i polacchi del Legia Varsavia, negli ottavi gli ucraini dello Shakhtar Donetsk e nei quarti gli olandesi del Roda Kerkrade, approdando in semifinale. Dopo la vittoria all'andata con i blues, (1-0 marcatura di Lamberto Zauli) al ritorno a Londra i biancorossi si portarono prima sullo 0-1 con Pasquale Luiso, poi sullo 0-2 ancora con Luiso, ma si videro annullare il gol per fuorigioco inesistente, poi dovettero subire il ritorno del Chelsea che, grazie soprattutto al decentramento di Vialli sulla fascia destra, si portò prima sul 2-1 con Poyet e Zola per poi ottenere il gol qualificazione nel finale (3-1) con un diagonale vincente dell'appena entrato Hughes che andò a privare il Vicenza della qualificazione alla finale che sembrava ormai sicura.

La fine degli anni d'oro[modifica | modifica wikitesto]

L'anno successivo corrisponde ad una retrocessione con una seguente promozione e vittoria del campionato di Serie B, con il tecnico Edoardo Reja in panchina, grazie ad un ottimo attacco in cui si distinguono Gianni Comandini, poi ceduto al Milan, il solito Pasquale Luiso e il giovane Christian Bucchi. Dura solo un anno la permanenza in Serie A, poi il Vicenza torna a disputare campionati di Serie B senza più riuscire ad avvicinarsi alla promozione.
Nel dicembre 2004 avviene un'importante svolta, con il ritorno della società in mano di imprenditori locali, e la nomina a presidente di Sergio Cassingena, a seguito dell'acquisto del pacchetto azionario dalla società britannica ENIC, mai particolarmente amata dalla tifoseria. La prima stagione della nuova presidenza (2004-05) vede la squadra disputare e perdere lo spareggio salvezza con la Triestina (0-2 e 0-2). Tuttavia la squadra rimase nella serie cadetta, poiché il Genoa fu declassato all'ultimo posto in classifica a causa di un illecito sportivo. Inoltre, durante la sosta natalizia del 2005, un dramma scuote la compagine vicentina. Un incidente stradale coinvolge l'attaccante Julio Valentín González, che per le conseguenze subisce l'amputazione di un braccio e deve abbandonare forzatamente il calcio giocato.
La stagione 2006-2007 porta come prima novità un ritorno all'antico: sulla maglia torna la "R" simbolo dellaLanerossi. Alla quinta giornata viene esonerato l'allenatore Giancarlo Camolese, per aver collezionato nelle prime cinque giornate quattro sconfitte e un pareggio, e al suo posto viene nominato un allenatore emergente Angelo Gregucci: dopo una partenza in salita, la squadra ritrova la vittoria e inanella un successo dopo l'altro, scongiurando a metà campionato lo spettro della retrocessione. Un brutto finale di campionato porta la squadra a lottare per evitare i play out retrocessione, trovando la salvezza all'ultima giornata, ottenuta grazie alla vittoria sulCrotone con un gol di Gabriele Paonessa a pochi minuti dal termine. Nella stagione 2007-2008 i biancorossi si salvarono con un 17º posto a pari punti con il Treviso
La stagione 2008-2009 si apre con un Vicenza titubante, che riesce nelle prime tre gare a raccogliere un solo punto. Segue però una striscia di nove risultati utili consecutivi, che portano la squadra al limite della zona play-off. Grazie al contributo fondamentale in fatto di gol da parte di Sgrigna e Bjelanović, a una difesa che per molti mesi rimane la meno perforata del torneo e a un centrocampo di qualità, il Vicenza può sognare fino a primavera, quando entra in un periodo povero di risultati e si stabilizza, fino a fine campionato, a metà classifica, penalizzato tra l'altro dai gravi infortuni del difensore centrale Di Cesare e del capitano Bernardini. La salvezza matematica arriva a 3 gare dalla fine, durante il derby veneto contro il Treviso, vinto dai biancorossi per 1 a 0.
La penultima partita della stagione viene segnata dalla morte del giovane tifoso Eugenio Bortolon di soli 19 anni. Il sostenitore (alla sua seconda trasferta) aveva seguito i biancorossi allo stadio Ennio Tardini di Parma quando, al 49', cade dagli spalti del settore ospiti. Trasportato d'urgenza all'ospedale parmense in condizioni gravissime, morirà la sera stessa a causa di un arresto cardiaco. Polemiche sono sorte anche per il fatto che, nonostante sia i giocatori del Vicenza che del Parmaavessero chiesto di interrompere la partita, dopo una sospensione di 20 minuti si è deciso di riprendere a giocare. Il giorno successivo su tutti i campi è stato osservato un minuto di silenzio.

L'esultanza del capitano Stefan Schwoch nella vittoria casalinga 4-1 sul Verona, il 5 aprile 2003.

Annirecenti [

La stagione 2009-2010 inizia con l'obiettivo di portare la squadra a disputare i play-off per la promozione in serie A. La società si trova nelle condizioni di dover assumere un nuovo allenatore, vista la scelta di Angelo Gregucci di passare a guidare l'Atalanta. Inizialmente il Vicenza sembra partire con il piede giusto collezionando diversi pareggi. La squadra però spesso non riesce ad agguantare la vittoria, specialmente in casa dove i risultati sono molto magri. Si arriva a metà marzo quando il Vicenza colleziona tre sconfitte consecutive nel tour de force di 3 partite in otto giorni. La società esonera l'allenatore Rolando Maran e chiama alla guida della squadra Nedo Sonetti. Il navigato allenatore toscano non riesce però a conquistare lo spogliatoio e dopo tre partite (due pareggi interni ed una sconfitta esterna per 4 a 0) anche Sonetti viene esonerato ed, a sorpresa, viene richiamato Maran che traghetta la squadra fino a fine campionato, raggiungendo la salvezza solo all'ultima giornata, vincendo per 1 a 0 contro unaSalernitana già matematicamente retrocessa da tempo. Ironico lo striscione appeso dai tifosi proprio in quest'ultima partita: "Play-off!? Grazie presidente".
Nella stagione 2010-2011, dopo una prima parte di campionato discreta, il Vicenza inizia ad inanellare una serie di vittorie nel girone di ritorno, che porta la squadra al quinto posto in classifica. Sembra l'anno buono per il ritorno in serie A (anche se la società, forse per scaramanzia continua a parlare sempre e solo di salvezza). Come un copione visto troppe volte, il Vicenza entra in crisi e non vince più. Il momento più basso si tocca con la sconfitta per 4 a 0 in casa del Frosinone, ultimo in classifica; durissima la contestazione dei tifosi. La squadra viene mandata in ritiro: scesa a metà classifica e senza dover chiedere più niente al campionato, raggiunge la quota salvezza alla penultima giornata battendo e condannando alla retrocessione matematica la Triestina per 1 a 0. A fine campionato arriva la rescissione del contratto con l'allenatore Rolando Maran. Il 13 giugno 2011 viene ingaggiato come allenatore Silvio Baldini, ex dell'Empoli, con un contratto annuale.

Tra retrocessioni e ripescaggi

La successiva stagione si apre in maniera pessima per i biancorossi. In 8 partite la squadra collezione 5 sconfitte e 3 pareggi e si ritrova penultima in classifica (l'Ascoli, ultimo, sconta però 7 punti di penalizzazione). La sera del 4 ottobre 2011, dopo la sconfitta in casa per 2 a 0 contro il Varese, la società esonera mister Baldini e, dopo due giorni, chiama a guidare la squadra Luigi Cagni. Cagni inizia subito bene con il pareggio 1 a 1 con il Grosseto (partita che si gioca 3 giorni dopo il suo arrivo) e con la prima vittoria stagionale in occasione del derby con l'Hellas Verona, vinto per 2 a 1.

Giovanni Lopez, il capitano del Vicenza che sollevò la Coppa Italia 1996-1997, allenatore dei biancorossi dal luglio 2013 all'ottobre 2014.
La squadra inanella un successo dopo l'altro ma, alla ripresa dopo le sosta natalizia, vi è un nuovo vistoso calo di rendimento. È sempre dopo la partita di ritorno contro il Varese (persa stavolta per 3 a 0) che la società decide di esonerare anche Luigi Cagni e di affidare la squadra all'allenatore della primavera del Vicenza, Massimo Beghetto, il quale non parte assolutamente bene con la doppia sconfitta prima con il Grosseto per 1 a 0 (partita nella quale si sono festeggiati i 110 anni della nascita del club) e poi nel derby con il Verona per 2 a 0. Il 18 aprile 2012 tramite il sito ufficiale della Lega Serie B si annuncia l'abbandono della guida della società da parte di Sergio Cassingena e l'arrivo alla presidenza di Massimo Masolo,[12] nonostante la proprietà sia ancora la medesima. Il 29 aprile il nuovo presidente decide, dopo una riunione di staff, di esonerare anche Beghetto a seguito della sconfitta interna per 1 a 0 contro la Nocerina a causa della quale la squadra si trova tra le possibili dirette retrocesse in serie C. Alla guida della squadra viene richiamato Luigi Cagni; si tratta del 3º esonero di un allenatore nell'arco della stessa stagione (prima Baldini, poi lo stesso Cagni, ora Massimo Beghetto e Manlio Zanini) cosa finora mai accaduta in casa biancorossa. Al termine della stagione calcistica si piazza al diciannovesimo posto, garantendosi almeno il diritto a disputare i play-out per la permanenza in Serie B contro l'Empoli, diciottesimo. Dopo la gara di andata al Menti (tutto esaurito) finita con il punteggio di 0-0, al Castellani il Vicenza ha bisogno di una vittoria per evitare la retrocessione. La squadra veneta si porta sul 2-0 nella ripresa, ma subisce la rimonta dei padroni di casa, che pareggiano nel giro di due minuti. A tre minuti dalla fine Michele Paolucci, autore dei due gol vicentini, fallisce un calcio di rigore. Al quarto minuto di recupero l'Empoli, cui sarebbe bastatato anche un pareggio, segna il gol del 3-2: il Vicenza retrocede così sul campo in Lega Pro Prima Divisione. Ciò nonostante, in seguito allo scandalo del calcioscommesse denominato Scommessopoli che ha coinvolto il Lecce, il club berico viene reintegrato in serie B al posto della squadra pugliese, retrocessa d'ufficio in Prima Divisione.[13][14]

La formazione biancorossa inBologna-Vicenza 0-2 del 27 febbraio 2015.
Il 7 gennaio 2013, in seguito ad alcune divergenze con il CdA del club (in primis la richiesta del presidente di esonerare il tecnico Roberto Breda) Massimo Masolo si dimette dalla carica di presidente, lasciandola vacante[15]. Alla ripresa dopo la sosta natalizia il Vicenza perde il delicato scontro con il Cesena e si ritrova terzultimo in classifica; il 27 gennaio la società esonera Breda e chiama alla guida della squadra Alessandro Dal Canto. Il 18 maggio 2013, dopo dodici stagioni nella serie cadetta, i biancorossi retrocedono in Lega Pro all'ultima giornata a seguito del pareggio casalingo per 0-0 con la Reggina, risultato che non consente ai berici di raggiungere i play-out salvezza.
Dopo vent'anni il Vicenza torna a disputare il campionato di 3ª serie allenato dall'indimenticato ex biancorosso Giovanni Lopez (che sceglie come vice, il suo ex compagno Antonino Praticò) e con la penalizzazione di 4 punti in classifica, dovuta al ritardo nel deposito della fidejussione per l’iscrizione e per il mancato rispetto dei termini per altre scadenze, tra cui il pagamento degli stipendi della scorsa stagione[16]. Il lavoro del duo Lopez-Praticò inizia ad ottenere i primi risultati: col passare delle partite la squadra biancorossa abbandona la mentalità perdente e rinunciataria della passata stagione, e inizia ad acquistare fiducia in se stessa. Il Vicenza raggiunge, nel febbraio-marzo, il 3º posto e ottiene, a metà aprile, la matematica qualificazione ai play-off.Al finire della stagione corrisponde un calo di prestazioni, soprattutto in trasferta, della formazione di Lopez, che finisce il campionato al 5º posto (che sarebbe 3º senza penalizzazione). Questo risultato permette alla squadra di disputare i quarti di finale (a gara unica) dei play-off, in casa, contro il Savona. La partita si conclude 1-1 nei tempi regolamentari e, secondo il nuovo regolamento della Lega Pro, la gara è proseguita ai supplementari e ai rigori, nei quali i liguri hanno avuto la meglio.
Ciò nonostante, il 29 agosto 2014 il Vicenza viene ripescato in Serie B in sostituzione del fallito Siena[17][18]. Il 29 ottobre successivo viene esonerato l'allenatore Lopez,[19] sostituito il giorno seguente da Pasquale Marino.[20]
TRATTO da WIKIPEDIA

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